Intra gli altri vi morì il valente messer Guido di Namurro fratello del conte di Fiandra, che fu capo de' Fiamminghi a la sconfitta di Coltrai, uomo di gran valore e rinnomea; per la quale cagione i più dell'oste consigliavano lo 'mperadore se ne partisse. Egli sentendo maggiormente la difalta dentro, sì de la 'nfertà e mortalità, e sì di vittuaglia, si fermò di non partirsi, ch'egli avrebbe la terra. Quegli di Brescia, fallendo loro la vivanda, per mano del cardinale dal Fiesco si renderono a la misericordia dello 'mperadore a dì XVI di settembre nel detto anno. Com'ebbe la città, le fece disfare tutte le mura e le fortezze, e condannogli in LXXm fiorini d'oro, e con gran fatica in più tempo per loro male stato gli ebbe; e C de' migliori della città, grandi e popolari, mandò a' confini in diverse parti. Partito dall'oste da Brescia con sua grande perdita e dammaggio, che il quarto de la sua gente non gli era rimasa, e quella gran parte inferma, fece suo parlamento in Chermona. Quivi per sodduzione e conforto de' Pisani e de' Ghibellini e Bianchi di Toscana, si fermò di venire a Genova e là riformare suo stato, e in Milano lasciò per vicaro e capitano messer Maffeo Visconti, e in Verona messer Cane della Scala, e in Mantova messer Passerino di Bonaposi, e in Parma messer Ghiberto da Coreggia, e così in tutte l'altre terre di Lombardia lasciò a tiranni, non possendo altro per lo suo male stato, e da ciascuno ebbe moneta assai, e brivileggiogli de le dette signorie.
XXI
Come i Fiorentini e' Lucchesi guernirono le frontiere per la venuta dello 'mperadore.
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