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      I suoi baroni e' cavalieri pisani con loro gente sanza soggiorno passarono per la Maremma col corpo suo, e recarlo in Pisa: là con grande dolore, e poi con grande onore il soppellirono al loro Duomo. Questa fu la fine dello 'mperadore Arrigo. E non si maravigli chi legge, perché per noi è continuata la sua storia sanza raccontare altre cose e avenimenti d'Italia e d'altre province e reami; per due cose: l'una, perché tutti i Cristiani, ed eziandio i Saracini e' Greci, guardavano al suo andamento e fortuna, e per cagione di ciò poche novità notabili erano in nulla parte altrove; l'altra, per le diverse e varie grandi fortune che gl'incorsono in sì piccolo tempo ch'egli visse, che di certo si credea per gli savi che se la sua morte non fosse stata sì prossimana, al signore di tanto valore e di sì grandi imprese com'era egli, avrebbe vinto il Regno e toltolo al re Ruberto, che piccolo apparecchiamento avea al riparo suo. Anzi si disse per molti che 'l re Ruberto no·ll'avrebbe atteso, ma itosene per mare in Proenza; e appresso s'avesse vinto il Regno come s'avisava, assai gli era leggere di vincere tutta Italia, e dell'altre province assai.
     
      LIV
     
     
      Come Federigo detto re di Cicilia venne per mare a la città di Pisa.
     
      Federigo di Cicilia, il qual era in mare con suo stuolo, come fatta è menzione, agiuntosi già co' Genovesi, sentendo de la morte dello 'mperadore, venne in Pisa, e non avendo potuto vedere lo 'mperadore vivo, sì 'l volle vedere morto. I Pisani per dotta de' Guelfi di Toscana e del re Ruberto sì vollono il detto don Federigo fare loro signore: non volle la signoria, ma per sua scusa domandò loro molto larghi patti fuori di misura, con tutto che per gli più si credette che, bene che' Pisani gli avessono fatti, non avrebbe voluto lasciare la stanza di Cicilia per signoreggiare Pisa; e così sanza grande dimoro si tornò in Cicilia.


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Nuova cronica
Tomo Secondo
di Giovanni Villani
pagine 616

   





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