E da Prato si partì di questa gente messer Tommaso conte di Squillaci con CCC cavalieri scelti, e co·llui messer Amerigo Donati, e messere Giannozzo Cavalcanti con M pedoni, e salirono a la montagna per pugnare di fornire per forza le dette castella; e l'altra cavalleria e popolo ch'era in Prato cavalcarono infino a le porte di Pistoia, e poi si puosono a campo in sul castellare del Montale, e stettonvi III dì attendati; e in questa stanza fu il più forte tempo di vento e d'acqua, e a la montagna di nevi, che si ricordi di gran tempo; che per necessitade quelli ch'erano al Montale, non possendo tenere le tende tese, convenne che·ssi levassono e tornassono in Prato; e levati, tornaro sanza niuna buona ordine di guerra per tal modo che se Castruccio fosse stato in Pistoia, avrebbono avuto assai a·ffare. E la gente nostra ch'era a le montagne, per lo grande freddo e nevi appena poteano vivere, e falliva loro la vittuaglia sì che per necessità, e ancora perché Castruccio con tutta sua gente vi cavalcò da Pistoia e rafforzò l'oste e prese i passi che venieno a le dette castella, sì che la gente del duca in nulla guisa poterono fornire le dette castella, e furono in aventura d'essere sorpresi; e se poco avessono atteso che la gente di Castruccio si fossono ingrossati e stesi sopra i passi delle montagne, non ne scampava mai uno. E pur così ebbono assai a·ffare, e lasciarono per le montagne assai cavagli e somieri istraccati, e convenne loro per forza tornare per lo contado di Bologna.
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