Il papa rispuose a' Romani per suoi ambasciadori, ammonendoli e confortandogli che non ricevessono il Bavero per loro re, però ch'egli era eretico e scomunicato e perseguitatore di santa Chiesa, e ch'egli a tempo convenevole, e tosto, verrebbe a Roma. Ma però non lasciarono i Romani il loro errore, trattando col papa e col Bavero e col re Ruberto, dando a ciascuno intendimento di tenere la città di Roma per loro, reggendosi a signoria di popolo, e dissimulando quasi a parte ghibellina e d'imperio.
XXI
Come il re Ruberto mandò il prenze della Morea suo fratello con M cavalieri ne le terre di Roma.
Lo re Ruberto, sentendo la venuta del detto Bavero in Lombardia, mandò messer Gianni prenze de la Morea suo fratello con M cavalieri a l'Aquila per avere a sua signoria le terre ch'erano in su i passi, e dell'entrate del Regno; e ebbe Norcia del Ducato a sua guardia, e poi la città di Rieti, ne la quale lasciò il duca d'Atene con gente d'arme; e poi fornì tutte le terre di Campagna con rettore che v'era per lo papa, a sua guardia e de la Chiesa. E poi credette potere entrare in Roma co la forza de' nobili; ma da' Romani non volle essere ricevuto. Per la qual cosa venne a oste a Viterbo, e guastogli intorno e prese assai del loro contado, perché non gli vollono dare la terra. E infra 'l detto tempo che 'l prenze de la Morea guerreggiava le terre di Roma lo re Ruberto mandò in Cicilia contra don Federigo LXX galee con Vc cavalieri, la quale armata partì di Napoli a dì VIII di luglio anni MCCCXXVII, e all'isola di Cicilia in più parti feciono danno assai, e presono più legni de' nimici.
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