E ciò fatto, si fece al perbio uno abate d'Alamagna molto letterato e propuose in latino queste parole: "Hec est dies boni nuntii etc.", allegando sopra questa autoritade molto belle parole sermonando; e poi si lesse una sentenzia molto lunga e ornata di molte parole e falsi argomenti, inn-effetto di questo tenore. Prima nel proemio, come il presente santo imperadore, essendo avido dell'onore e di ricoverare lo stato del popolo di Roma, si mosse d'Alamagna lasciando il regno suo e' suoi figliuoli piccioli in adolescente etade, e sanza alcuna dimoranza era venuto a Roma, sappiendo come Roma era capo del mondo e de la fede cristiana, e che ella era vacua della sedia spirituale e temporale; e stando a Roma, dinanzi a·llui pervenne che Iacopo di Caorsa, il quale si faceva abusivamente dire papa Giovanni XXII, avea voluto mutare il titolo de' cardinalitichi, i quali sono a Roma, ne la città di Vignone, e non lasciò, se non perché i suoi cardinali non l'assentirono. E poi sentì che quello Iacopo di Caorsa avea fatto bandire le croce contro a' Romani, e queste cose fece asapere agli LII rettori del popolo di Roma e ad altri savi, come gli parve che si convenisse. Per la qual cosa per il sindaco della chericia di Roma, e per quello del popolo di Roma, costituiti da coloro che n'aveano balìa, fue isposto dinanzi a·llui e supplicato ch'egli procedesse sopra il detto Iacopo di Caorsa secondo eretico, e provedesse la Chiesa e 'l popolo di Roma di santo pastore e di fedele Cristiano, sì come altra volta fu fatto per Otto terzo imperadore.
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