Onde volendo attendere a la piatà de' Romani e de la santa Chiesa di Roma, che rapresenta tutto il mondo e la fede cristiana, procedette sopra il detto Iacopo di Caorsa, trovandolo in caso di resia per gl'infrascritti modi, cioè, prima, che essendo il regno d'Erminia assalito da' Saracini, e volendo lo re di Francia mandarvi soccorso di galee armate, egli avea quella andata fatta convertire sopra i Cristiani, cioè sopra i Ciciliani. Ancora, che essendo egli pregato da' frieri di Santa Maria degli Alamanni ch'egli mandasse oste sopra i Saracini, avea risposto: "Noi avemo in casa i Saracini". Anche avea detto che Cristo avea avuto propio in comune co' suoi discepoli, il quale sempre amò povertade.
E appresso trovatolo in altri grandi peccati di resia, massimamente ch'egli s'avea voluto apropiare lo spirituale e 'l temporale dominio, di consiglio di Ioab, cioè di Ruberto conte di Proenza, faccendo contro al santo Vangelio, ove dice che Cristo, vogliendo fare distinzione dello spirituale dal temporale, disse: "Id quod est Cesaris Cesari, et quod est Dei Deo". E in altra parte del Vangelio disse: "Regnum meum non est de hoc mundo; et si de hoc mundo esset regnum meum, ministri mei etc.", e seguentemente: "Regnum meum non est hic". Sì che i detti e altri diversi e grandi peccati di resia ha commessi, anche ch'avea prosummito e avuto ardire contra la 'mperiale maestade, disponendo e cassando la sua elezione, la quale incontanente fatta, per quella medesima ragione è confermata, e non abisogna di confermagione alcuna, con ciò sia cosa che non sia sottoposto ad alcuno, ma ogni uomo e tutto il mondo è sottoposto a·llui.
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