Onde isdegno e gara nacque grande tra' rettori di Firenze e il detto messer Filippo e' suoi consiglieri; e non sanza giusta cagione de' Fiorentini, però che 'l detto messer Filippo quando prese Pistoia l'avea co la sua gente rubata e vota d'ogni sustanza, e no·lla volea fornire di vittuaglia de la pecunia che gli rimanea, pagati i suoi cavalieri, di CCm fiorini d'oro, che bene lo potea fare largamente, anzi gli rimandava al duca nel Regno. Onde i Fiorentini ingrecati e imbizzarriti per lo detto isdegno, s'acrebbe grossamente danno sopra danno e pericolo sopra vergogna, come innanzi faremo menzione; che per ispesa di IIIIm fiorini d'oro si trovava chi forniva la città di Pistoia, che costò poi a' Fiorentini più di Cm, con danno e vergogna del Comune di Firenze e del duca che n'era signore. Questa discordia sentendo Castruccio, e come Pistoia non era fornita per più di due mesi, co la grande volontà ch'aveva di riprenderla, e di vendicarsi di messer Filippo e de' Fiorentini de l'onta che·lline parea avere ricevuta de la perdita di quella, come sollecito e valoroso signore vi mandò la sua gente, in quantità di M cavalieri e popolo assai, a l'assedio, a dì XIII di maggio MCCCXXVIII, e egli rimase in Pisa a sollecitare di fornire la detta oste. E mandòvi i Pisani per comune, e col loro carroccio, i più contra loro volontà, e egli poi venne in persona nella detta oste a dì XXX maggio con tutto il rimaso di sua gente, e trovossi con XVIIc di cavalieri e popolo innumerabile, sì ch'elli cinse la città d'intorno intorno di sua oste e con più battifolli, sì che nullo vi potea entrare né uscire, avendo tagliate le vie e fatti i fossi e isbarre e steccati di maravigliosa opera, acciò che nullo potesse uscire di Pistoia, né' Fiorentini impedire né assalire sua oste da l'altra parte.
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