In questo stante messer Gherardino, riconfortatosi della discordia dell'oste de' Fiorentini, lascị il trattato co·lloro, e manḍ incontanente suoi ambasciadori con sindachi di pieno mandato in Lombardia al re Giovanni, e diedongli la signoria di Lucca con certi patti, ed egli la promise di difendere; e a d́ XII di febbraio manḍ in Firenze il detto re tre suoi ambasciadori, i quali con belle parole e promesse di pace e d'amore richiesono per sua parte i Fiorentini, pregandogli si dovessono partire da l'assedio di Lucca, ś come di sua terra, e fare triegue co·llui; e loro in pieno consiglio fu risposto com'era la detta oste sopra Lucca a petizione della Chiesa e del re Ruberto, e che peṛ non si leverebbe. Partirsi i detti ambasciadori, e andarne a Pisa. Pochi d́ apresso avuta la detta risposta, il re Giovanni manḍ il suo maliscalco in Parma con VIIIc cavalieri per soccorrere Lucca; e cị sentendo i Fiorentini, presono al loro soldo messer Beltramon del Balzo, che tornava di pregione di Lombardia, iscambiato per lo legato con Orlando Rosso di Parma, e feciollo capitano di guerra; e ito lui nell'oste da Lucca, parendogli folle la stanza per le novità state ne la detta oste, che molto l'avea scompigliata e pochi giorni dinanzi uno messer Arnoldo tedesco conastabole de' Fiorentini, si part́ del campo con C cavalieri, e entṛ in Lucca, e per lo maliscalco del re Giovanni che venia a Lucca, gli parve il migliore di levare l'oste.
E coś fece a d́ XXV del detto mese di febbraio MCCCXXX, e ricolsonsi sani e salvi in sul poggio di Vivinaia, e di quello partendosi, rubarono la terra e misonvi fuoco.
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