Onde i Pisani furono in grande gelosia e paura di loro cittadini d'entro, amici e partefici di loro usciti; e dì e notte stavano sotto l'arme, e chiuse le porte, dubitando di perdere la terra. Mandarono per più ambasciadori l'uno apresso l'altro al Comune di Firenze pregando che per Dio gli soccorressono, e mandassono di loro cavalieri a la guardia della terra, promettendo d'essere sempre frategli e amici del Comune di Firenze. Per la qual cosa i Fiorentini mandarono loro CC cavalieri, e a Montetopoli, e a l'altre castella de' Fiorentini di Valdarno ne mandarono più di Vc, che a richiesta de' Pisani andassono a Pisa o dove a·lloro bisognasse; e giunti in Pisa i detti cavalieri, i loro usciti si ritrassono, e' Pisani mandarono fuori certi confinati, di cui dubitavano, e la città rimase in pace e sanza sospetto. Il quale servigio de' Fiorentini venne a que' che reggeano Pisa a grande bisogno; che se ciò non fosse stato, di certo si rubellava loro la terra, e mutava stato.
CXCVIII
Come i Bolognesi si diedono liberamente a la Chiesa, e come il legato fece uno castello in Bologna.
Nel detto anno, a dì X di gennaio, per procaccio e segacità del legato di Lombardia che dimorava in Bologna, fece tanto che i Bolognesi si diedono per loro solenni consigli a perpetuo privileggiati e liberi sanza alcuno patto o salvo al papa e a la Chiesa di Roma, promettendo loro, e con simulate lettere di papa Giovanni, che infra uno anno il papa co la corte verrebbe a stare in Bologna; e sotto questo inganno cominciò a fare fare uno forte e magno castello in Bologna alla fine del loro prato in su le mura, dicendo che ciò facea per l'abituro del papa, ordinandolo a ogni atto d'abituro nobilemente a·cciò. E per sé fece fare quasi un altro compreso di castello più infra la terra, pigliando più case di cittadini, dicendo l'abiterebbe egli venuto il papa.
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