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      CCXXV
     
     
      Come la città di Forlì e quella d'Arimino e di Cesena in Romagna si rubellarono al legato.
     
      Nel detto anno MCCCXXXIII, domenica a dì XVIIII di settembre, Francesco di Sinibaldo Ordilaffi, il quale era cacciato di Forlì per lo legato, entrò in Forlì nascosamente in uno carro di fieno; e come fu nella città mandò per tutti i suoi amici, caporali della terra, da' quali molto era amato per li suoi antichi; e saputa la sua venuta, furono molto allegri, perché parea loro male stare alla signoria de' Caorsini e di Linguadoco. E incontanente feciono armare tutto il popolo, e corsono a la piazza gridando: "Viva Francesco, e muoia il legato, e chi è di Linguadoco!", e corsono la terra, e rubarono gli uficiali del legato, e alquanti ne furono morti, e gli altri che scamparono si fuggirono a Faenza. E poi il mercoledì apresso, a dì XXII di settembre, messer Malatesta d'Arimino con suoi seguaci entrò in Rimino con CC cavalieri e pedoni assai per una porta che gli fu data da que' della terra, e corse la terra, e uccisono e rubarono e presono quanta gente v'avea dentro del legato, ch'erano più di cinquecento tra a cavallo e a piè, che non ne poté fuggire alcuno. E simile in que' dì si rubellò la città di Cesena per gli cittadini medesimi, salvo il castello ch'era molto forte; in quello si ridussono le masnade del legato, ma quello assediato d'entro e di fuori per que' di Cesena e per gli altri Romagnuoli, afossandolo e steccandolo d'intorno, il quale non avendo soccorso dal legato, s'arrenderono poi all'entrante di gennaio, salve le persone.


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Nuova cronica
Tomo Secondo
di Giovanni Villani
pagine 616

   





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