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      E convenne che innanzi si partisse il detto ministro sermonasse il contradio, dicendo che ciò ch'avea detto era in quistionando, ma la sua credenza era quella che santa Chiesa era consueta di credere e predicare. E sopra ciò il re di Francia e lo re Ruberto ne scrissono a papa Giovanni riprendendolo cortesemente, che con tutto che 'l detto oppinione sostenesse in quistionando per trovare il vero, non si convenia a papa di muovere le quistioni sospette contra la fede cattolica, ma chi le movesse dicidere e istirpare. Della qual cosa molto furono contenti la maggiore parte de' cardinali, i quali ripugnavano il detto oppinione. E per questa cagione il re di Francia prese grande audacia sopra papa Giovanni e no·llo richiedea di quella grazia o cosa ch'egli domandasse, ch'egli osasse disdire. E fu grande cagione perché papa Giovanni condiscese al re di Francia in dargli intendimento della signoria d'Italia e dello imperio di Roma per gli trattati mossi per lo re Giovanni, come in alcuna parte avemo fatta menzione, e faremo per lo 'nanzi. Il sopradetto oppinione si quistionò in corte mentre che papa Giovanni vivette, e poi per più d'uno anno; alla fine si dichiarò e fu riprovato, come innanzi leggendo si potrà trovare. Lasceremo della detta quistione, ch'assai n'avemo detto, e torneremo a nostra materia de' fatti della nostra città di Firenze per contare d'una grande aversità e pericolo di diluvio d'acqua che venne in quegli tempi in quella, la quale è bene da farne distesa memoria, che fu delle maggiori novità e pericolo che mai ricevesse la città di Firenze dapoi ch'ella fu rifatta.


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Nuova cronica
Tomo Secondo
di Giovanni Villani
pagine 616

   





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