Passò quel tempo appo li padri nostri, remotissimi molto da li nostri temporali, quando il capo dell'asino morto si vendéo altrettanto auro; quando lo sterco colombino si comperòe non poco argento; quando le femine patteggiaro insieme del manicare i loro fantolini. Or non avemo noi in orrore udire quelle cose? Tutte quelle cose leggiutole, spaventiamocene sì, che noi avemo maggiormente onde ci allegrare, che onde mormorare delli nostri tempi. Quando fue dunque bene a l'umana generazione? quando non paura? quando non dolore? quando certa felicitade? quando non vera felicitade? dove fia la vita sicura? Or non è questa terra quasi una grande nave portante uomini tempestanti, pericolanti, soggiacenti a tanti marosi, a tante tempeste, tementi il pericolare, sospirante in porto, ed è compensare la conoscente e grata ragione de la vostra considerazione, e il pensamento della diritta bilancia, quanto in ricchezze in morbidezze in potenzia, e, cittadini, Idio la vostra cittade nobilitòe, scampòe, e sopra tutte le vicine, anzi remote cittadi, sanza comparazione esaltò, sì ch'ella puote essere asomigliata ad adornato albore fronzuto e fiorito dilatante li rami suoi infino a termini del mondo. Per tanti e sì grandi benificii temporali non vi divieti l'aversitade di dire le vostre lingue col santo Iob: "Se noi riceviamo li beni da la mano del Signore, perché non sostenemo li mali?". Ancora queste aflizzioni alcuna volta salutevolemente ne sono mandate, e avegnonci a spirituale profitto, però che·sse alcuna volta non ne fossono mandate o permesse da Dio, noi ci crederemmo qui avere cittadi stabili e dimoranti, e poco cureremo di cercare de l'etterna, con san Piero dicendo: "Buono è a noi essere qui". Ma li mali che più ne priemono ci fanno passare a cielo, e intendere a la futura gloria.
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Idio Iob Dio Piero
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