Ma·lla fortuna fallace delle cose mondane le più volte dopo la grande allegrezza e vana filicità per lei mostrata è tosto con uscimenti miseri e dolorosi; e così avenne molto poco apresso, che tegnendosi per meser Mastino il forte e ben guernito castello di Monselici, di presente avuta Padova, meser Piero vi cavalcò con grande oste a·ccavallo e a piè, e a' borghi di sotto faccendo dare continovi e solleciti assalti e battaglie da più parti, e quasi vinti per lui parte de' fossi e delli steccati di quelli, aversi i borghi per forza di battaglia, meser Piero per dare più vigore di combattere alle sue genti smontò da·ccavallo, e a piè con più altri cavalieri, la quale capitaneria già non fu lodata, ma ripresa. Combattendo meser Piero l'antiporto, lanciata gli fu una corta lancia manesca, la quale il percosse alla giuntura delle corazze e ficcoglisi per lo fianco. Il valente capitano però non ismagato si trasse il troncone del fianco, e gittossi nel fosso di costa all'antiporto per passare alla terra, credendola avere vinta. Per la qual cosa l'acqua gli entrò per la piaga, e quella incrudelita per lo molto sangue perduto, il valentre e vertudioso duca spasimò, e per li suoi tratto del fosso e portato per lo canale in burchio così fedito a Padova, il quale passò di questa vita a dì VII d'agosto del detto anno MCCCXXXVII: della cui morte fu grandissimo danno a tutta quanta la lega, imperò che egli era il più sofficiente capitano e savio di guerra e prode di sua persona, che nullo altro ch'a·ssuo tempo fosse non che in Lombardia, ma in tutta Italia.
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