Della detta cavalcata si dolfono molto i Pisani de' Fiorentini, ed ebbono gran paura di perdere Castiglione o Piombino. Il vero fu ch'alcuno de' reggenti di Firenze seppono il detto trattato, e diedonvi aiuto e favore; ma i priori non ne sentirono niente; ma per tema di peggio i Pisani ne furono più cortesi contro a' Fiorentini, che prima tutto dì cercavano gavillazioni in Pisa contro a' nostri mercatanti per abattere la nostra franchigia per indirette soffisme. In questo tempo, a l'entrante di febraio, i Fiorentini ebbono in guardia dal vescovo d'Arezzo ch'era degli Ubertini, la forte rocca del suo castello di Civitella e Castiglione degli Ubertini in Valdarno e pacificaro il vescovo e' suoi co' Tarlati d'Arezzo per fortificamento della signoria presa per li Fiorentini della città d'Arezzo. E fecesi legge e decreto in Firenze a dì XIIII di marzo che nullo cittadino comperasse castello alcuno alle frontiere del distretto di Firenze. E·cciò si fece perché quelli della casa de' Bardi per loro grande potenzia e ricchezza avieno in que' tempi comperati il castello di Vernia e quello di Mangone da meser Benuccio Salimbeni da Siena, e quello del Pozzo da Decomano da' conti, dubitando il popolo di Firenze non montassono ellino e gli altri grandi in potenzia e superbia per abassare il popolo, come feciono apresso non gran tempo, come si farà menzione. In quelli giorni s'aprese il fuoco nel popolo di San Brocolo nella casa alta de' Riccomanni presso alla Badia, e arse tutta di mezzogiorno di sopra la volta, non potendo esere difesa.
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