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      XCII
     
     
      Entrata del Comune di Firenze.
     
      Il Comune di Firenze di sue rendite assise ha picciola entrata, come si potrà vedere, ma reggevasi in que' tempi per entrata di gabelle; e quando bisognava, come dicemmo adietro al cominciamento della guerra del Mastino, si civiva per prestanze e imposte a' mercatanti e ricchezze e altri singulari, assegnandole con guidardoni sopra le gabelle. E in questi tempi queste infrascritte erano le gabelle levate per noi diligentemente de' ligistri del Comune, che, come potrete vedere, montarono in questi tempi da CCCm di fiorini d'oro l'anno, talora più, talora meno, secondo i tempi; che sarebbe gran cosa a uno reame, e non n'ha più il re Ruberto d'entrata, né tanti d'assai quello di Cicilia né quello di Raona. Vendesi l'anno la gabella delle porti di mercatantie e vettuaglia e cose ch'entravano e uscieno della città fiorini LXXXXmCC; la gabella del vino si vendea a minuto, pagando il terzo, fiorini LVIIIImCCC. L'estimo de' contadini, pagando l'anno, soldi X per libra di loro estimo si vende fiorini XXXmC d'oro; la gabella del sale, vendendo a' cittadini, soldi XL di piccioli lo staio, e a' contadini soldi XX, vendesi fiorini XIIIImCCCCL d'oro. Queste IIII gabelle erano diputate alla spesa della guerra di Lombardia. I beni de' ribelli sbanditi e condannati valeano l'anno VIIm d'oro. La gabella sopra i prestatori a usura fiorini IIIm d'oro. I nobili del contado pagavano l'anno fiorini IIm d'oro. La gabella de' contratti l'anno fiorini XIm d'oro. La gabella del macello delle bestie della città fiorini XVm d'oro; quella del macello del contado fiorini IIIImCCCC d'oro.


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Nuova cronica
Tomo Terzo
di Giovanni Villani
pagine 442

   





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