I Fiorentini isbigottiti e impauriti per li detti segni e danni e·ll'arti e·lle mercatantie non istettono mai peggio per guadagnare; quelli che reggeano il Comune, per conforto di riligiosi per mostrare alcuna piatà, ordinarono che·ssi traessono certi sbanditi di bando, pagando al Comune certa gabella, e che' beni de' rubelli ch'erano in Comune fossono renduti alle vedove e a' pupilli, a·ccui succedeano; ma non fu perfetta la grazia e misericordia, che dovesse piacere a·dDio, però che·ssi dovea ristituire il prezzo che in prima li avieno per ordini fatti ricomperare dal Comune alle dette vedove e popilli, e non si fece; onde non ristettono a tanto le nostre pestilenze, che per le nostre peccata ne seguirono assai apresso, come inanzi leggendo si troverranno, che avenne poi in più casi che i vivi ebbono astio de' morti per le soperchie tribolazioni occorse alla nostra città. Lasceremo alquanto de' fatti di Firenze, e diremo d'altre novità d'intorno, tornando assai tosto a seguire dell'aversità ch'avennono alla nostra città di Firenze
CXV
Come li Spuletani levaro da oste inn-sconfitta quelli di Rieti.
Nel detto anno, all'uscita di giugno, il conte di Triveti del regno di Puglia, essendo per lo re Ruberto vicaro nella città di Rieti, essendo posto ad oste sopra il castello di Luco co' cittadini di Rieti insieme, li Spuletini co·lloro amistà vennero al soccorso di quello, e sconfissono il detto conte e quelli di Rieti, con gran dannaggio di presi e di morti.
CXVI
Come messere Attaviano de' Belforti si fece signore di Volterra.
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