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Come i Fiorentini patteggiarono di comperare Lucca da meser Mastino, e mandaro però loro stadichi a Ferrara.
Tornando a nostra matera, mi conviene raccontare della folle impresa fatta per lo nostro Comune di Firenze della città di Lucca, come cominciammo a narrare nella fine del terzo capitolo iscritto adietro. Avendo i caporali rettori di Firenze a mano il trattato con meser Mastino della Scala di comperare da·llui la città di Lucca e 'l suo distretto, ch'elli tenea libera e spedita, la quale, come dicemmo adietro, tenea bargagno co' Pisani e col nostro Comune di darla a·cchi più glie ne desse, si criò in Firenze, del mese di luglio MCCCXLI, uno uficio di XX cittadini popolani a seguire il detto trattato con piena balìa di ciò fare, e di fare venire danari in Comune per ogni via e modo ch'a·lloro paresse, e fare guerra, e oste, e pace, e lega, e compagnia, come e con cui a·lloro piacesse, per termine di loro uficio d'uno anno, non possendo essere asindacati di cosa che facessono. La qual cosa fu confusione e pericolo del nostro Comune, come si mosterrà apresso per loro processi. I nomi de' quali non ligisterremo in questo, però che non sono degni di memoria di loro virtù o buone operazioni per lo nostro Comune, ma del contrario, come inanzi per le loro operazioni si potrà vedere, acciò che' nostri successori si guardino di dare le sformate balìe a' nostri cittadini per lunghi tempi. Le quali per isperienza si manifesta per antico e per novello essere la morte e abassamento del nostro Comune, però che nulla fe' o carità era rimasa ne' cittadini, e spezialmente ne' reggenti, a conservare la republica; ma ciascuno alla sua singularità o di suoi amici per diversi studi o modi.
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