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      . Dissi ch'era vero; ma per quello membro di carità che·llimosina si chiama, Iddio ci ha guardati e guarda di maggiori pericoli; ma·lla vera carità è fallita in noi; prima verso Iddio, di non esere a·llui grati e conoscenti di tanti benifici fatti e in tanto podere e stato posta la nostra città, e per la nostra prosunzione non istare contenti a' nostri termini, ma volere occupare non solamente Lucca, ma l'altre città e terre vicine indebitamente. Come col prossimo eravamo caritevoli, a ciascuno è manifesto a ditrarre e tradire e volere disertare l'uno vicino compagno e consorto l'altro, ed eziandio tra fratelli carnali, e colle pessime usure contro a' meno possenti e bisognosi. Della fe' e carità verso il nostro Comune e replubica è anche manifesto tutta esere fallita; che venuto è tempo, per li nostri difetti, che ciascuno cittadino per una sua piccola utilità ditrae e froda e mette a non calere ogni gran cosa di Comune, che che pericolo ne corra. Ove i Pisani sono il contrario, cioè che sono uniti tra·lloro, e fedeli e·lleali al loro Comune, benché in altre cose sieno così, o maggiori peccatori di noi; ma come disse il nostro signore Gesù Cristo nel Vangelo:
      Io pulirò il nimico mio col nimico mio etc.". E fatto silenzio alla detta quistione, che ciascuno fu contento della detta difinizione, e riconoscemmo i nostri difetti e poca carità tra·nnoi in comune e in diviso. Il marchese da Ferrara sentendo la nostra turbazione mandò per noi, e tutti ci ebbe in sua presenza e del suo privato consiglio.


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Nuova cronica
Tomo Terzo
di Giovanni Villani
pagine 442

   





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