Prima dolutosi con noi del sinistro caso e fortuito avenimento occorso alla nostra gente e alla sua; ma poi, come il buono padre fa al suo figliuolo, confortandone, mostrandone la piccola perdita ricevuta, e com'era de' casi della guerra, e da non curare, potendosi ricoverare, magnificando il nostro Comune di gran potenzia, e per sé e per li amici dicendo che di ciò si farebbe alta e grande vendetta, profferendo al nostro Comune tutto suo podere, e di venire in persona elli o il suo fratello con tutte sue forze, e così ci pregò significassimo al nostro Comune. E immantenente mandò in Firenze suoi ambasciadori colla detta proferta, onde prendemmo gran conforto. E per simile modo fece al nostro Comune meser Mastino e 'l signore di Bologna. Ma meser Albertino da Carrara signore di Padova fece della nostra sconfitta falò e grande allegrezza per dispetto di meser Mastino, e avea di sua gente C cavalieri coll'oste de' Pisani contro a·nnoi; ma male si ricordava o era grato, ma ingratissimo de' benifici ricevuti elli e' suoi antichi dal nostro Comune. Ed elli, colla nostra potenza e de' Viniziani, di servo di quelli della Scala fatto signore di Padova, come adietro facemmo menzione al conquisto di quella. Avemo per questo capitolo fatta sì lunga digressione sopra la detta nostra sconfitta per dare assempro di correzione di nostri difetti a' nostri successori, e perch'abbino ricordo e memoria di quelli che·cci sono stati amici e contrari nella nostra aversità, ritornando apresso a nostra materia.
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