Ma quello che più portò di rischio e di pericolo, non solamente al nostro Comune ma a tutta parte guelfa e di Chiesa, e a tutta Italia, ed eziandio al re Ruberto e al suo regno, si fu che per lo sopradetto isdegno preso col re Ruberto a·ssuo gran difetto certi reggenti del nostro Comune per sodducimento e consiglio di meser Mastino della Scala mandaro segretamente due popolani di maggiori reggenti ambasciadori con quelli di meser Mastino a Trento in Alamagna, ov'era venuto il Bavero, che·ssi facea chiamare imperadore, per altre sue bisogne, e co·llui trattaro per tal modo che mandò a Firenze e poi alla nostra oste più di suoi baroni con da L cavalieri, la maggiore parte di corredo; intra gli altri caporali furo il duca di Tecchi col suo grande sugello e il suo Luffo Mastro e il Porcaro conte, promettendo se 'l nostro Comune il volesse ricevere il duca di Techi per suo vicario co·llarghi patti, farebbe partire tutti i Tedeschi del campo de' Pisani, incontanente vedessono quello sugello, e rompere l'oste di Pisani, e tornare tutti dal nostro. E di certo venia fatto; ma di ciò avuti i nostri reggenti segreto consiglio, e certi savi amatori di parte guelfa e di Chiesa, e a·ccui toccava lo stato e parte più che a coloro ch'avieno menato il detto trattato, s'avidono che·cciò faccendo era pericolo di tornare il reggimento di Firenze e di tutta Toscana assai tosto a parte ghibellina e d'imperio; consigliarono che non si seguisse il detto trattato per lo migliore, che che della 'mpresa seguisse da·nnoi a' Pisani; e così rimase, e' detti baroni si tornaro in Alamagna.
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