CXXXIX
D'una grande e nobile oste che' Fiorentini feciono poi per levare i Pisani dallo assedio di Lucca.
Volendo i Fiorentini seguire la loro folle impresa di fare oste per levare i Pisani dall'asedio di Lucca, e sentendo fallia a quelli d'entro assai tosto la vittuaglia, ebbeno più di IIm oltramontani cavalieri, buona gente al loro soldo; cittadini a cavallo ve n'ebbe XL con VI consiglieri del capitano, che·ffu mala providenza; e non si ricordavano i rettori di Firenze di quello che scrive Lucano di Cesare quando facea le sue osti, non dicea alle sue milizie: "Andate!", ma: "Venite!"; e·cciò faccendo avea sempre vittoria e onore. E così aviene il contrario a' signori e rettori de' Comuni, quando personalmente non sono a guidare i loro eserciti, lasciando la cura e providenza a' soldati e strani: e questo basti, che·lla sperienza fa pruova del fatto. Alla nostra oste mandò aiuto D cavalieri meser Mastino, e D il signore di Bologna, CCCC cavalieri i marchesi da Ferrara, e CC dalle terre guelfe di Romagna, e CCC da' Sanesi, e CL da Perugia, e CL dall'altre terre d'intorno; e' conti Guidi guelfi con Xm tra pedoni e balestrieri di masnada, sanza i contadini e distrettuali: e diedonsi le 'nsegne domenica d'ulivo, a dì XXIIII di marzo. E il dì di nostra Donna apresso, MCCCXLII, si mosse l'oste e andarne in Valdinievole. E questo fu il sesto gran fallo e errore di XX che guidavano la guerra e 'l reggimento della città. Che·sse ancora fossono iti assediare o porre oste a Pisa, era vinta la guerra, e levato l'assedio da Lucca; ma no·llo permise Iddio per li nostri difetti e peccati, e per arogere alle nostre disciprine e spendio e abassamento della nostra città, e con nostra vergogna avendo ragunata sì grande potenzia e nobile oste, che sarebbe stato sofficiente a uno reame.
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