E il detto dì giunse alla detta nostra oste da Firenze il duca d'Atene con meser Uguiccione de' Bondelmonti e meser Manno de' Donati con da C cavalieri franceschi a nostri gaggi in sua bandiera. E a dì X di maggio la mattina per tempo si mosse l'oste da San Piero in Campo cavalcando schierati da uno e mezzo miglio verso i nimici richieggendogli di battaglia. Non vollono uscire di loro steccati, e di ciò feciono saviamente. La nostra oste, non potendo avere la battaglia, passarono due rami del fiume del Serchio; il terzo ramo era sì ingrossato per acqua ritenuta per li nimici e pioggia cominciata, che·lla sera non potero passare, e quella notte con gran disagio e sofratta di vittuaglia e di tutte cose, e asaliti da' nimici stettono in su quella isola, faccendo quella notte fare uno ponte di legname per passare sopra quello ramo di Serchio. E il dì apresso passò tutta l'oste di là alquanto sopra il colle di San Quirico, ov'era un forte battifolle guernito per li Pisani alla guardia del poggio e del ponte a San Quirico. Veggendo i Pisani passato per li nostri il fiume, temendo di perdere la fortezza di San Quirico sì vi mandarono più gente alla difesa, ed ebbe tra·lla nostra gente e·lla loro più badalucchi a danno di Pisani. E di certo si disse, se 'l capitano nostro avesse fatto pugnare l'oste verso la fortezza, i Pisani l'abandonavano ed era vinto il passo; che nonn-era comparazione la forza di nimici alla nostra gente, che solo i ribaldi e' ragazzi dell'oste nostra avrebbono vinto colle pietre il battifolle e 'l ponte.
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