E signoreggiava le 'nfrascritte XVII città colle loro castella e contadi Milano, Commo, Bergamo, Brescia, Lodi, Moncia, Piagenza, Pavia, Cremona, Cremma, Asti, Tortona, Allessandra, Noara, Vercelli, Torino, e ora Parma. Ma guardisi del proverbio che disse Marco Lombardo al conte Ugolino di Pisa, quand'era nella sua maggiore felicità e stato; come dicemmo nel suo capitolo, ch'egli era meglio disposto a ricevere la mala miccianza, e così gli avenne. E a meser Mastino signore di XI cittadi le perdé tutte, se non se Verona e Vincenza, e in quelle fu osteggiato. E però non si dee niuno groriare troppo delle filicità mondane, e spezialmente i tiranni; che la fallace fortuna come dà a·lloro co·llarga mano, così ritoglie; e questo basti a tanto, e tosto si vedrà il fine.
LXXV
Come il conte di Fondi sconfisse la gente della reina moglie che fu del re Andreas.
In questi tempi il conte di Fondi, nipote che·ffu di papa Bonifazio, a petizione del re d'Ungheria prese Terracina e il castello d'Itri presso di Gaeta per cominciare la guerra da quella parte alla reina e a' reali di Napoli, i quali vi mandarono DC cavalieri e pedoni assai del Regno, per assediare il detto castello d'Itri. Il conte fece suo sforzo di gente di Campagna, e con CC cavalieri tedeschi ch'avea furono CCCC a cavallo e gente a piè assai, e assalì la detta oste e miseli inn-isconfitta; ov'ebbe assai di presi e di morti; e·lla città di Gaeta quasi si rubellò, tegnendosi per loro medesimi, sanza rispondere a' reali o alla reina di Napoli.
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