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      LXXX
     
     
      Di novità ch'ebbe in Arezzo simile per cagione degli ufici.
     
      All'entrante del mese di novembre del detto anno nella città d'Arezzo si levò romore, e furono sotto l'arme per cagione che a' Guelfi d'Arezzo, ond'erano capo i Bostoli, per potere meglio tiranneggiare i loro cittadini, dicendo che parea loro che troppi Ghibellini fossono mischiati co·lloro agli ufici e reggimento della città; e convenne si facesse la cerna, e che i Ghibellini ch'erano ne' sacchetti, overo bossoli, per essere rettori e uficiali, ne fossono tratti. E tutto questo avenne per gelosia del nuovo imperadore, onde seguì poi assai sconcio alla città d'Arezzo e a' detti della casa de' Bostoli, come si troverrà per inanzi leggendo.
     
      LXXXI
     
     
      Come la città di Giadra inn-Ischiavonia s'arrendé a' Viniziani.
     
      Nel detto anno, il dì di santo Tommaso di dicembre, la città di Giadra inn-Ischiavonia, ove i Viniziani erano stati sì lungamente ad asedio, per difalta di vittuaglia s'arenderono al Comune di Vinegia, salve le persone e l'avere, rimanendosi sotto la signoria di Vinegia per lo modo s'erano inanzi si rubellassono. Il re d'Ungheria, a·ccui petizione e baldanza Giadra s'era rubellata, e di ragione n'era signore e sovrano, come adietro facemmo menzione, no·lli poté soccorrere per difalta e fame ch'era inn-Ischiavonia; non vi poté venire né mandare suo oste né poterla far fornire. Néd eziandio il detto re d'Ungheria non potéo seguire la sua impresa di passare in Puglia, per la carestia e fame che·ffu quasi in tutta Italia e in più parti, e maggiormente inn-Ischiavonia.


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Nuova cronica
Tomo Terzo
di Giovanni Villani
pagine 442

   





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