E·cciò fatto, fece a grido nel detto parlamento invocare, e poi per sue lettere citare i lettori dello 'mperio della Magna, e Lodovico di Baviera detto Bavero, che·ss'era fatto imperadore, e Carlo di Buem, che novellamente s'era fatto imperadore, che d'allora alla Pentecosta a venire fossono a Roma a mostrare la loro lezione, e con che titolo si facieno chiamare imperadori, e' lettori dovessono mostrare autoritade li avessono eletti; e fece trarre fuori e piuvicare certi privilegi del papa, come avea commessione di ciò fare. Lasceremo alquanto della nuova e grande impresa del nuovo tribuno di Roma, che tutto a tempo vi potremo ritornare, se·lla sua signoria e stato arà podere con efetto, con tutto che per li savi e discreti si disse infino allora che·lla detta impresa del tribuno era un'opera fantastica e da poco durare; e diremo alquanto di certe novità occorse in que' tempi alla città di Firenze.
XCI
Di certe tempeste e fuochi che furono in Firenze.
Nel detto anno, a dì XX e dì XXII del mese d'aprile, furono in Firenze e d'intorno grandi turbichi di piove e tuoni e baleni oltre all'usato modo. E caddono nella città e di fuori più folgori, e alcuna n'abatté certi merli delle mura. Poi a dì XVIII e dì XX di giugno furono per simile modo gran piogge, gragnuole, tuoni e folgori, guastando frutti e biade in più parti del contado. Per la qual cosa il vescovo di Firenze col chericato e grande popolo andarono per la terra a processione per III dì, pregando Iddio la cessasse; e come gli piacque, così fece.
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