Lodovico re d'Ungheria non avendo dimenticato la crudele e vituperevole morte fatta in Aversa del suo fratello Andreas, al quale succedea d'essere re di Cicilia e di Puglia, come stesamente raccontammo in uno capitolo adietro, e avendo da' suoi capitani e genti, i quali avieno per lui rubellata la città dell'Aquila, e al continovo prosperavano felicemente, come in quelli processi adietro è fatta menzione, non si volle più indugiare di venire a fare vendetta, parendogli tempo acettevole a raquistare il regno di Puglia, che di ragione per retaggio del re Carlo Martello suo avolo gli succedea. Bene aventurosamente si partìo di sua terra d'Ungheria a dì III di novembre MCCCXLVII, sabato mattina un'ora o più anzi il sole levante, con da cavalieri o più eletti Ungari, con molti suoi baroni, e con molto tesoro e fiorini contanti da spendere, i quali per abondanza d'oro facea battere in Ungheria contrafatti a' nostri fiorini d'oro, salvo del nome, che dicieno: "Lodovico re". E lasciò in Ungheria... suo fratello re di Pollonia colla madre e colla moglie, e ordinò ch'al continovo il seguissono gente d'arme, come sofferisse il camino per lo caro ch'era stato l'anno passato, ed era ancora e di là da' monti e inn Italia. E a dì XXVI di novembre giunse inn-Udine; il quale dal patriarca d'Aquilea fu ricevuto graziosamente. E·llà giugnendo gli ambasciadori del Comune di Vinegia per proffereglisi, i quali isdegnò, e apena gli volle udire tenendosi gravato dal Comune di Vinegia della presa di Giadra fatta per loro contro a suo onore, come contammo adietro.
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