Ciascuno di detti ambasciadori per ordine del Comune si vestiro di roba di scarlatto a tre guernimenti federate di vaio. E ciascuno con due o tre compagni vestiti tutti insieme d'un panno divisato molto apparente. E oltre a·cciò ciascuno almeno due donzelli, e·cchi tre, vestiti d'una assisa d'una partita, e co·lloro II cavalieri di corte; onde furono con da C cavalli e bestie, colle some, che non si ricorda a' nostri dì sì ricca e onorevole ambasciata ch'uscisse di Firenze. E partirsi di Firenze a dì XI di dicembre, e giunsono il re d'Ungheria in Forlì, e·llà gli feciono la riverenza; e da·llui furono ricevuti graziosamente, e simile molto onorati da quelli signori di Romagna. E·re volle a cautela e magnificenza di sé il seguissono infino a Filigno; ma a Rimino gli sponessono loro ambasciata, la quale ambasciata e risposta fu nella forma ch'è ritratta qui apresso per meser Tommaso Corsini, che·nne fu dicitore. E poi giunti a Filigno, pregato il re da' nostri ambasciadori, di buona voglia fece i sopradetti III delli ambasciadori cavalieri di sua mano con gran festa; e poi il dì apresso si partì di Filigno, e andonne verso l'Aquila, e·lli ambasciadori nostri tornarono in Firenze a dì XI di gennaio.
CIX
Ambasciata sposta a Rimino per gli ambasciadori di Firenze al re d'Ungheria mandati, recitata nel cospetto del re e del suo consiglio per meser Tommaso Corsini in gramatica con molti alti latini; fatta volgarizzare per seguire lo stile.
Priegoti che gli occhi tuoi stieno aperti alla mia orazione, la quale oggi dinanzi a·tte farò per tuoi figliuoli e devoti.
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