Allora il re si volse al duca di Durazzo, e dissegli: "Tu fosti traditore e adoperatore della morte del tuo signore e mio fratello e adoperasti in corte col tuo zio cardinale di Peragorga, che a tua pitizione s'indugiò e non si fece, come dovea, per lo papa la sua coronazione. Lo quale indugio fu cagione della sua morte, e con frode e inganno ti facesti dispensare al papa di torre per moglie la tua cugina sua cognata, acciò che·llui morto e·lla reina Giovanna sua moglie, tu succedessi ad esere re; e·sse' stato in arme contro alla nostra potenza col traditore meser Luigi di Taranto tuo cugino, e nostro ribello e nimico, il quale ha fatto come tu, con frode e sagrilegio sposata quella rea femmina e adultera e traditrice del suo signore e marito, Giovanna moglie che·ffu d'Andreas nostro fratello. E però e' conviene che·ttu muoia ove facesti morire lui". Il duca di Durazzo si volea scusare non colpevole, e domandò al re misericordia. Lo re gli disse: "Come ti puo' tu scusare?", mostrandogli lettere con suo suggello ch'elli avea mandate a Carlo d'Artugio del trattato della morte d'Andreas. E incontanente, come avea ordinato, il fedì nel petto, che non avea arme, uno meser Filippo ungaro, e poi lo prese uno per li capelli; e 'l detto meser Filippo gli tagliò la gola, non però afatto il collo, ma de' detti colpi morì di presente. E da certi Ungari che gli erano d'intorno fu preso e gittato da quello verone nel giardino ove fu gittato Andreas, e comandò nogli fosse data sepoltura sanza sua licenzia.
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