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      E già la vendetta d'Iddio non passa sanza penitenzia e meriti di sì innormi peccati. La presura degli altri reali fece più per sua sicurtà, che per colpa ch'avessono, se non d'essere in arme a Capova contra a·llui.
      Lo re d'Ungheria quello medesimo dì, dì XXIIII di gennaio, con sua gente armati ed elli medesimo armato colla barbuta in testa, con una sopravesta indosso di sciamito porporino ivi su i gigli di perle seminati, entrò in Napoli, e non volle palio sopra capo né altra pompa, com'era aparecchiato per lui dalli Napoletani di fare. E smontò a Castello Nuovo, e intese a riformare la terra e il reame, faccendo nuovi dicreti e nuove inquisizioni della morte di suo fratello, e rinovando ufici e signoraggi, e togliendogli a·cchi trovò colpevoli, e dandoli a chi l'avea servito, che sarebbe lunga mena a dire. I Napoletani i più erano tristi e in paura, sì per le grascie degli ufici del Regno e vantaggi ch'avieno da' reali; e allora furono mutati e tolti essi per la morte del duca; che, come dice Seneca, chi a uno offende molti ne minaccia. Ivi a pochi dì mandò il re a Castello dell'Uovo per lo fanciullo si dicea rimaso dello re Andreas, nominato Carlo Martello, e videlo graziosamente, e fecelo duca di Calavra. E con buona compagnia di cameriere e di balie che 'l nodrivano e governavano, inn-una bara cavallereccia nobilemente a dì II di febraio il mandò ad Aversa, e di là, cogli altri reali che v'erano presi, con buona guardia d'Ungari il mandò ad Ortona, e di là per mare passarono inn Ischiavonia, e di là in Ungheria.


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Nuova cronica
Tomo Terzo
di Giovanni Villani
pagine 442

   





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