Pagina (438/442)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Provvidesi sopra·cciò per gli uficiali della vittuaglia di fare guardare i confini del nostro contado verso Romagna, e di fare venire grano da Pisa e di Maremma e di Siena e d'Arezzo, onde per la providenza buona tosto tornò in soldi XXII e soldi XX lo staio.
      E a dì XI di gennaio si fece riformagione per lo Comune, e ordinossi che·lle signorie, come la podestà, entrasse al suo uficio a calen di gennaio e in calen di luglio, e 'l capitano del popolo in calen di maggio e in calen di novembre, e·ll'esecutore degli ordini della giustizia in calen di aprile e in calen di ottobre, com'era usato per li tempi passati; i quali tempi s'erano rimossi per la tirannia del duca d'Atene, che·lli facea a suo beneplacito quando signoreggiò Firenze. E ordinossi che come fossero entrate le dette signorie, incontanente infra XV dì apresso i priori e gli altri collegi ch'hanno ad eleggere le dette signorie li dovessono eleggere sotto certa pena, per cessare le pregherie di rettori, e non avere cagione di raffermarli; che·ffu buono e ottimo dicreto, quando s'osservasse. Ma il nostro difetto di mutare spesso leggi e ordini e costumi col non istante che·ssi mette nelle riformagioni del Comune guasta ogni buono ordine e legge, ma è·ssi nostro difetto quasi naturato,
     
      [...] che in mezzo novembreNon giugne quel che·ttu d'ottobre fili,
     
      come disse il nostro poeta.
     
      CXIX
     
     
      Come la città di Pisa mutò stato e reggimento.
     
      Nel detto anno, reggendosi la città di Pisa sotto il governo di messer Dino e di Tinuccio della Rocca di Maremma loro distrettuale sotto titolo di loro conti, i quali conti erano giovani di tempo, e morti i loro maggiori, e' detti della Rocca con altri loro seguaci popolani l'avieno retta buono tempo a·lloro senno, e chiamavasi la setta de' Raspanti; ma assai bene reggeano la terra, se non che se n'erano signori liberi; l'altra setta, che non reggeano né avieno ufici in Comune, e per dispetto gli chiamavano i Bergoli, i quali erano Gambacorti e Agliati e altri ricchi mercatanti e popolani, e' nobili e' grandi v'erano poco richesti e peggio trattati; e parendo a' detti noboli e popolari esere mal trattati e schiusi degli ufici, segretamente s'acordarono insieme, e poi co' conestaboli delle masnade con grandi impromesse, e·lla vilia di Natale, dì XXIIII di dicembre, levaro la città a romore gridando: "Viva il popolo e libertà!", e corsono la terra, e cacciarne i conti e' detti della Rocca e' loro seguaci, sanza altro mal fare in persone, se non di rubare e mettere fuoco nelle case di quelli della Rocca.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Nuova cronica
Tomo Terzo
di Giovanni Villani
pagine 442

   





Romagna Pisa Maremma Siena Arezzo Comune Atene Firenze Comune Pisa Pisa Dino Tinuccio Rocca Maremma Rocca Raspanti Comune Bergoli Gambacorti Agliati Natale Rocca Rocca