L'ultimo volume della storia letteraria di Francia, scritto da uomini dottissimi, riassume le vaste e molteplici ricerche col dire: - è tempo che cessi finalmente il volgare pregiudizio, che noi stessi abbiamo cercato diffondere in Europa, dichiarandoci imitatori e seguaci dell'Italia. Egli è ormai evidente, che l'Italia non ha fatto che rimandarc.i, sotto forma più corretta, ciò che prima essa aveva copiato da noi. - Secondo queste nuove e dotte ricerche, l'Università di Parigi sarebbe stata, nel medio evo, il centro intellettuale dell'Europa, e la scuola dei nostri più grandi scrittori. Dante, Petrarca e Boccaccio avrebbero continuamente imitato, non solo i Provenzali, ma più ancora i poeti francesi; dalla Tavola Rotonda e dai Reali di Francia insino all'Ariosto, tutta la nostra poesia cavalleresca sarebbe presa di pianta dalla Francia. E queste idee vengono diffuse con l'apparato di sì vasta dottrina, e sotto l'ombra di così autorevoli nomi, che noi non possiamo più a lungo restare indifferenti sopra una quistione, che, a poco a poco, s'è estesa a considerare sotto nuovo aspetto, non solo le origini della Divina Commedia e della letteratura italiana; ma le origini ancora della nostra civiltà. Dobbiamo rinunziare, davvero, al titolo per tanti secoli goduto, d'esser quelli che incivilirono l'Europa? Che cosa è avvenuto di nuovo, per mutare così stranamente i giudizi degli uomini?
II.
È qualche tempo che assistiamo ad una serie di strane vicende nella storia della letteratura.
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