Il latino s'andò dunque rapidamente corrompendo, pei dialetti che i filtravano da ogni lato; e nasceva uno strano miscuglio che variava da provincia a provincia, mutava quasi d'anno in anno. Ma con questo strano miscuglio di latino diversamente corrotto, s'intendevano uomini d'assai lontane regioni; onde fu per qualche tempo, come una lingua universale, di cui ben presto s'impadroniva la religione cristiana, trovandola valido e potente sussidio a diffondere fra tutti i popoli la sua dottrina. In questo modo nacque la prima forma d'una letteratura medioevale, comune a tutta l'Europa, e sparse i primi germi della cultura fra i barbari. In Germania, in Inghilterra ed in Francia, ben presto, alle primitive canzoni barbariche succedono cronache, leggende, omelìe latine.
Ma il processo di decomposizione, cominciato una volta, continua sempre; le lingue moderne danno subito i primi segni della loro esistenza, e i popoli germanici, fatti cristiani, ritornano con nuovi canti nazionali a cantare le loro imprese. Noi siamo già al secondo periodo, nella storia letteraria del medio evo, quello su cui i moderni eruditi si sono principalmente affaticati. I primi sforzi, per uscire dalla più fitta barbarie, cominciano con Carlo Magno. L'apertura delle scuole, le nuove leggi, la costituzione del feudalismo precedono di poco la cavalleria e la gaia scienza, che danno origine alle due ben note letterature della Provenza e della Francia settentrionale.
IV.
La Provenza, ordinata a regime feudale, toccava da un lato l'Italia del nord; dall'altro si stendeva nella Spagna, dove già gli Arabi innalzavano le loro aeree e fantastiche moschee, narravano i loro meravigliosi racconti, cantavano in rima gli ardenti e passionati amori.
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