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      E subito la poesia e la gaia scienza s'introdussero in quei castelli provenzali, dove il trovatore, accompagnato da giullari che cantavano le sue rime, andava rallegrando le brigate, col racconto di amori immaginarii e non mai sentiti, sospirando per una donna che forse non aveva conosciuta. Questo esercizio o passatempo poetico metteva in onore la bellezza, la gentilezza, ed il culto delle sacre muse. Spesso il trovatore era uno dei pių potenti signori feudali, che non isdegnava accompagnar col liuto la storia de' suoi amori, per cavare applausi da coloro che erano stati suoi compagni in guerra; e dalle belle che circondavano la sua mensa. Tutta la Provenza risuonava di questi armoniosi accenti.
      Ma nel centro e nel settentrione della Francia, pigliavano proporzioni pių vaste, la cavallerėa e l'antica poesėa francese. E furono l'una coll'altra cosė riunite, che molti credettero la cavallerėa non essere altro, che un fantastico sogno di quei primi poeti. Ma fu, invece, una vera e propria istituzione del medio evo. Il cavaliero consacrava la spada alla religione ed alla sua dama. Una solenne e sacra funzione, che aveva luogo in chiesa, gli dava l'ambėto grado, dopo una educazione ed un tirocinio di parecchi anni. E dalla chiesa egli usciva, pieno di frenetica gioia: saltando, colla spada sguainata, sul suo impaziente destriero, si slanciava furiosamente in una vita piena d'avventure, di pericoli e d'amore. Cosė, fin d'allora, comincia a formarsi quell'indomabile valore, che troviamo pių tardi in tutta quanta la storia nazionale della Francia.


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Antiche leggende e tradizioni che illustrano la Divina Commedia
di Pasquale Villari
1865 pagine 287

   





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