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      Si mescolano le razze, le idee, le lingue, le letterature, ed un nuovo vigore s'infonde nell'Europa. Ma ciò, che noi dobbiamo principalmente notare, si è la diffusione che ne segue della lingua francese e dei romanzi cavallereschi in oriente, cosa del resto facile a comprendersi. Nel 1204 l'esercito franco pigliava Costantinopoli, e molti principati feudali e francesi si stabilivano sulle coste della Grecia e dell'Asia Minore. Un cronista spagnuolo, che era stato in Morea nel principio del secolo XIV, non esita a dire, che ivi parlavan axi bell frances com dins en Paris. E certo, anche fra i Greci troviamo esempi d'imitazioni dei romanzi cavallereschi, fatte in francese o nella loro lingua nazionale.
      VI.
      Che cosa faceva l'Italia, mentre che la poesia cavalleresca e la lirica provenzale si diffondevano così largamente in tutta l'Europa? La cavalleria rimane fra noi, una pallida imitazione di costumi stranieri; e il feudalismo, appena si costituisce, viene aspramente combattuto dai comuni. Si continua a scrivere latino, e la lingua italiana non dà cenno di sorgere, quando il francese ed il provenzale vi hanno già tanti autori. La Francia ebbe le scuole comunali e parrocchiali assai prima di noi, decaduti dalla nostra primiera altezza ed un legato del Papa dovette sentirsi, nell'XI secolo, rinfacciare dai vescovi francesi: - Fra voi non v'è scienza alcuna; neppure il santo Padre s'occupa a studiare le cose che non comprende. - Sì, rispondeva il legato, noi non abbiamo preso a maestri nè SocratePlatone o Virgilio; perchè Gesù Cristo non scelse i suoi discepoli tra i filosofi.


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Antiche leggende e tradizioni che illustrano la Divina Commedia
di Pasquale Villari
1865 pagine 287

   





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