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      Noi ci travagliamo per la fede, non per la scienza. - Ed invero, trattavasi allora in Italia, di costituire la Chiesa e propagare la religione. I nostri missionari erano spinti su tutti i punti della terra dal Papato, che s'era costituito centro d'una Chiesa universale, che diramava le sue fila in tutto il mondo conosciuto. I comuni gittavano le basi della loro libertà, ed uniti alla Chiesa, combattevano colle armi la prepotenza dei signori feudali e degl'Imperatori tedeschi.
      Il vecchio sangue latino si rinnova in queste severe lotte, e rientra nella età virile, senza traversare la spensierata giovanezza della cavallerìa e della gaia scienza. Quel mondo fantastico d'una mitologia poetica che, confondendo il reale e l'ideale, la storia e la finzione, era privo dello splendore degli Dei d'Omero e di Virgilio; non poteva soddisfare coloro, che da poco avevano cessato di scrivere il Corpus Juris. Sebbene caduti, ogni pietra delle loro città ricordava loro le vecchie glorie; e le lotte, che ora sostenevano, li avevano resi già troppo serii per pensare alla gaia scienza. Entrati a combattere colla realtà delle cose, non sapevano contentarsi neppure di quella poesia, in cui gli eroi si confondevano spesso l'uno nell'altro, nascevano qualche volta da una metafora ardita, e finivano svaporandosi in un perpetuo turbinio d'avventure impossibili, senza che alcuno chiedesse più notizia di loro. I francigeni poeti percorrevano i nostri comuni, cantando canzoni provenzali o romanzi cavallereschi, e scorgevano spesso sul volto dei loro uditori uno scettico sogghigno.


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Antiche leggende e tradizioni che illustrano la Divina Commedia
di Pasquale Villari
1865 pagine 287

   





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