E intorno a S. Francesco d'Assisi, la leggenda, l'arte e l'amore cristiano poterono tessere una luminosa ghirlanda, che il credente adora e il filosofo ammira. S. Domenico, invece, doveva colle minacce e colla persecuzione spaventare coloro che s'ostinavano nel peccato. Ed anch'egli si dimostrò uguale al bisogno. La storia lo conosce come il più operoso promotore della sacrosanta Inquisizione, e la Provenza doveva ben presto sperimentare gli effetti del suo zelo religioso.
Il papa aveva ammonito e poi minacciato il Conte di Tolosa, che non voleva perseguitare i suoi propri sudditi. - "O uomo iniquo", diceva il S. Padre, "se io ti potessi strappare il cuore, ti mostrerei le iniquità che vi sono: ma esso è più duro della pietra. Se però non temi le pene dell'inferno, ti farò ben temere i pericoli, che ti minacciano in questa vita". Innocenzo infatti scioglieva dall'obbedienza i vassalli, e poi lo circondava di tanti pericoli, che il Conte dovette pure arrendersi agl'imperiosi voleri. S. Domenico percorreva le città, infiammando gli animi contro l'eresia, minacciando pene atroci in questo e nell'altro mondo, spingendosi in mezzo alle moltitudini sollevate contro di lui, con un coraggio che lo rendeva ammirabile ai suoi stessi nemici. E finalmente i più potenti signori di Provenza, circondati dai loro feudatari, da eserciti croce-segnati e fanatizzati dai predicatori, che avevano saputo eccitare le più feroci passioni, entravano nelle città, cominciando la strage degli Albigesi, al grido terribile: - ammazzateli tutti, chè il Signore riconoscerà i suoi.
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