Pagina (18/287)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Parlato da un popolo, divenuto gią pił culto e intelligente degli altri, esso era il pił elegante, pił splendido, pił regolare, quello che meglio si prestasse a vestire il pensiero nazionale, a circondarlo di luce e di eleganza. Firenze non aveva la corte imperiale di Federico II, nč l'Universitą di Bologna; ma, passata attraverso una serie di rivoluzioni, di costituzioni e di arditi esperimenti politici, aveva educato alla politica ed alla conoscenza degli uomini tutte le classi de' suoi cittadini. La istituzione delle Arti aveva suddiviso lo Stato in una serie di quasi piccole repubbliche, nelle quali ogni mercante o artefice imparava a discutere, a fermare statuti, a regolare ed amministrare interessi, che salivano spesso a molti milioni, ed erano sparsi su tutta la terra. Tra costoro, la cittą trovava sempre accorti politici, e ambasciatori che, senza esitare, si potevano presentare alle corti dei re e degl'imperatori, che sapevano a Roma giocare d'astuzia coi Cardinali e col S. Padre, il quale da qualche tempo mostrava di voler sempre tenere un artiglio fitto nel cuore della repubblica. I Fiorentini erano ancora sparsi su tutta la terra: le loro banche fiorivano a Parigi, a Londra, nella Germania, e sugli scali d'Oriente imprestavano danari ai principi pił potenti; e, dovunque essi dimoravano, si destreggiavano negli affari con tale accortezza, che di continuo, in paesi stranieri, salivano a grandi onori. Un giorno Bonifazio VIII ricevette gli ambasciatori delle varie parti del mondo, e s'accorse con sorpresa, dalla loro pronunzia, che eran tutti fiorentini.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Antiche leggende e tradizioni che illustrano la Divina Commedia
di Pasquale Villari
1865 pagine 287

   





Federico II Universitą Bologna Arti Stato Roma Cardinali S. Padre Fiorentini Parigi Londra Germania Oriente Bonifazio VIII