Guittone d'Arezzo dice: amico tradolce mio per mon très doux amis. Nel Villani troviamo semmana (semaine), agio per età (âge), intamato (entamé), damaggio (dommage), a fusone (à foison), ridottare, ridottato (redouter, redouté), quittare (quitter)6.
Questi esempi si potrebbero moltiplicare all'infinito, specialmente se ai gallicismi si volessero unire le parole venute dal provenzale, come ad esempio, abbellire per piacere, traito per traditore, ciambra per camera, trieva per tregua, cesmata per ornata, ploia per pioggia7, miraglio per specchio8, sobranzare per avanzare, superare9, vengiare per vendicare10, come anche dal provenzale ci venne la parola trovare (trouver) per poetare. Ma sarebbe inutile fermarsi ad allungare questa nota, quando ognuno può vedere nel Nannucci, un intiero volume di Voci e locuzioni italiane, derivate dalla lingua provenzale.
Ma ora, potrebbe il lettore giustamente chiederci: cosa prova quest'arida e lunga serie di citazioni? Dobbiamo noi dunque credere finalmente a coloro che vogliono far nascere la letteratura italiana dalla francese, e confessare che veramente non abbiam saputo fare altro, se non rimandare alla Francia, sotto altra forma, ciò che da essa avevamo prima ricevuto? Queste non sono le conclusioni, che noi vogliamo cavarne. Di certo, i fatti qui sopra citati portano alla irreparabile distruzione delle teorie di coloro, i quali vorrebbero una letteratura italiana indipendente, isolata dal resto del mondo, e temono che ogni contatto straniero possa inaridire affatto la vena della ispirazione e del gusto nazionale.
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