Essi s'attaccavano, come ad ancora di salvezza; all'autorità degli scrittori del trecento; e la storia viene ora a provarci, con una evidenza indisputabile, che questi trecentisti avevano appunto quella tanto biasimata mania di leggere libri stranieri, e quel che è peggio libri francesi. Essi traducevano, imitavano, cadevano in quei gallicismi, che poi il genio della lingua ha giustamente respinti, come un corpo estraneo; e con tutto ciò, seppero fondare la letteratura più originale, più nazionale, quella che è divenuta il modello e la guida delle altre moderne. Lasciamo, dunque, che di questi fatti si preoccupino coloro solamente, che debbono temere per la esistenza delle loro teorie. Noi, fidenti nella forza immortale del genio della nazione, non possiamo temere di riconoscere i molteplici rapporti, che essa ha avuto colle altre; e seguiamo con fiducia il progresso della storia.
X.
E innanzi tutto, discorriamo senza reticenze. Che cosa sono queste tanto vantate lingue e letterature del medio evo? Per qual ragione furono nella Francia stessa così lungamente dimenticate; per qual ragione tutti gli sforzi prodigiosi degli eruditi, non sono riusciti a dare quella gloria, con cui sono sempre retribuite le opere dei grandi artisti, a nessuno di quei poemi, a nessuno di quei racconti? Facciamo parlare giudici competenti; ascoltiamo quello stesso Le Clerc, che, nella Storia letteraria di Francia, s'è fatto con molta dottrina sostenitore di giudizi, che sembrano assai poco favorevoli alla originalità della nostra letteratura.
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