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      Con una lingua pura, come onda cristallina, con una ricchezza di colori, che spesso fan somigliar le sue odi ad un prato di fiori odorosi, egli rivela la realtà e la misteriosa grandezza d'una passione, che ridestò in lui i più nobili sentimenti dell'animo. Allora l'artifizio provenzale, che cantava donne spesso neppur vedute, e solo per rallegrare i convitati fra gli evviva degli ultimi bicchieri, è morto per sempre.
      Ma Petrarca e Boccaccio vennero, quando la letteratura italiana era già formata per opera di Dante Alighieri; noi dunque dobbiamo venire al soggetto principale del nostro ragionamento.
      XII.
      Dante Alighieri nasceva nel 1265. La letteratura italiana faceva ancora vani tentativi, con poesie liriche, in cui la imitazione provenzale e francese era troppo visibile, ed il genio originale mancava o era soffocato fra le convenzioni e gli artificii della gaia scienza. Questo giovane fiorentino, che era predestinato a rappresentare un secolo, entrava nella vita, inconsapevole del suo grande avvenire. Pieno d'un ardente amore per la libertà, egli doveva trovarsi in mezzo all'urto più violento delle passioni politiche, fra le quali la sua anima di ferro si temperò come una spada. Noi lo troviamo alla testa della repubblica, noi lo vediamo soldato combattente a Campaldino, e più tardi esule, che cerca col ferro aprirsi le porte della sua città. Ma prima che egli sapesse di dover essere un politico ed un poeta, che doveva descrivere fondo a tutto l'universo, lo troviamo nella sua più tenera età, costretto a sostenere una battaglia più dura di quella di Campaldino.


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Antiche leggende e tradizioni che illustrano la Divina Commedia
di Pasquale Villari
1865 pagine 287

   





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