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      Che se al suo libro non fu resa da tutti la dovuta giustizia, ciò si deve attribuire, come osserva assai giustamente uno storico e filosofo tedesco, non solo allo spirito di parte che se ne è sempre voluto impadronire; ma anche al non avere l'Alighieri, nel suo tempo, trovato molti seguaci a queste sue speculazioni: al non avere potuto fondare una scuola. In parte egli precorse di troppo i suoi tempi, ed in parte ancora, bisogna pur dirlo, non seppe alle idee più originali nella Monarchia dare tutta la dovuta importanza, lasciandole troppo spesso affogate nei sillogismi della scolastica. Quindi il suo libro rimane come sforzo gigantesco d'un genio individuale, che vede l'avvenire, ma ancora non s'è liberato affatto dagli errori del suo tempo, onde non riesce a trascinare seco i suoi contemporanei.
      XIV.
      Dante aveva dunque sostenuto le battaglie del suo cuore nella prima giovanezza; s'era più tardi mescolato nelle faccende politiche, e nelle feroci passioni dei partiti; aveva governato la repubblica, e l'aveva rappresentata nelle ambascerie. Mandato in esilio, aveva percorso l'Italia, conosciuto le corti e i principi, i cospiratori e i cortigiani, udendo in ogni città le tradizioni, di cui eran piene, ammirando gli splendidi monumenti che sorgevan per tutto Era stato a Parigi, nel centro una volta fiorente della scolastica e della letteratura cavalleresca, e vi aveva nella Università sostenuto dispute clamorose. Ma il paese donde erano stati chiamati dal papa coloro, che erano venuti a distruggere la libertà fiorentina, l'aveva fatto ritornare in patria con ardore più vivo per la politica.


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Antiche leggende e tradizioni che illustrano la Divina Commedia
di Pasquale Villari
1865 pagine 287

   





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