Questo Inglese è uno dei più antichi testimoni dei prodigi operati da Virgilio. Nella cronaca dell'abate Telesino, che finisce verso il 1136, v'è però un altro accenno alla leggenda, dicendoci esso, che le mura di Napoli erano inespugnabili, che Virgilio aveva ottenuto dall'imperatore Augusto il governo della città, dove avea composto il suo poema22. Tutti questi autori, dunque, ci portano sino al principio del secolo XII. La leggenda era già formata in Napoli, raccontata e creduta dal popolo e dalla gente colta. Virgilio era stato governatore della città, il genio benefico e protettore di essa, fondatore delle sue mura inespugnabili, e secondo altri fondatore della città stessa.
In ogni modo questa leggenda è di origine napoletana, come tutti gli scrittori riconoscono; ma questa origine ha pur dato occasione a molte dispute perchè ancora non si è potuto ritrovare la leggenda, nella sua forma primitiva. Forse la fede dei Napoletani in Virgilio era così universale, così cieca e superstiziosa, che il loro protettore non fu mai considerato come soggetto di poesìa. Di certo tutto il medio evo riguardò Virgilio con occhio di particolare venerazione. La sua indole benevola, la gracile salute, la morte improvvisa, l'aspetto pallido e sofferente, i sogni avuti dalla sua madre prima che egli nascesse, il nome di Magius, che portava l'avo materno; tutto ciò lo fece riguardare con qualche superstizione dalla stessa antichità. S'aggiunse poi, nel medio evo, la descrizione, da lui fatta nel suo poema, dell'inferno, e più quei versi mirabili della quarta egloga, nei quali sembrò a tutti, che avesse profetato la venuta del Messia e della nuova religione.
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