Lo troviamo a Roma, autore della Salvatio Romae, un tempio con tante statue, quante erano le province dell'impero: ogni statua aveva un campanello, che sonava, quando la provincia era in rivoluzione. Beda ed altri scrittori dell'ottavo secolo avevano parlato di questa specie di palladio romano, che si trova ancora descritto nella leggenda: Mirabilia Urbis Romae; ma il Bellovacense nel suo Speculum Historiale (1254), e sull'autorità del monaco Elinando (1210)28 lo attribuisce la prima volta a Virgilio. Elinando sembra avere ricevuto questa notizia dalla Storia dei Sette Savi29, altra tradizione molto diffusa nel medio evo. Essa veniva dall'Oriente, e credesi che il monaco Giovanni (1179-1212) del chiostro d'Alta Silva, presso Nancy, sia stato il primo, che nella sua redazione v'abbia innestato la leggenda di Virgilio, il quale così apparisce noto in Francia sino dalla fine del XII secolo. Anche le Gesta Romanorum moralisata, del XIII secolo, ci parlano d'una maravigliosa statua di Virgilio30. D'allora in poi la leggenda si propaga per tutta l'Europa, raccogliendo intorno a sè racconti d'altri paesi, che poi ritornano in Italia, come importazione straniera. Nella Cronaca Mantovana d'Aliprandi (1414)31 troviamo, infatti, la narrazione napoletana già alterata da questi stranieri elementi, che si moltiplicano poi all'infinito. - Una volta vediamo Virgilio innamorato d'una Romana, che fattolo entrare in una cesta per tirarlo nella sua camera, lo lascia sospeso ed esposto al ludibrio della moltitudine: il mago però si vendica contro la donna ingannatrice, che è costretta umiliarsi a lui.
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