Pagina (86/287)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Il poeta percorre come suo proprio regno questo mondo, che è l'immagine di quello, che ha pur ora lasciato, è l'eco della sua coscienza, nella quale il suo secolo si trova spiegato a sè stesso. Qui non vi sono più dannati, che scontino le colpe di lontani progenitori, che avevano usurpato un benefizio ecclesiastico33. Qui non si trova perdonato il delitto di sangue, e punita senza remissione una decima non pagata34. No, questo mondo ha finalmente accettato anch'esso le leggi della ragione, obbedisce alla coscienza del poeta, dalla quale è stato evocato.
      L'inferno dà un posto d'onore ad Omero, a Platone, ad Aristotele, e per questi pagani, pei quali la leggenda non aveva pietà, esso sospende i suoi tormenti. Catone pagano, suicida, ma eroe di libertà, è messo a guardia del purgatorio, ed egli è
      Degno di tanta reverenza in vista,
      Che più non dee a padre alcun figliuolo.
      E nel paradiso, quando il poeta vede l'aquila misteriosa, composta dalle luci sante dei beati insieme raccolti, Traiano è primo fra quelli che ne Circondano l'occhio, perchè
      La vedovella consolò del figlio.
      E la quinta fra queste luci, è un'altro pagano:
      Chi crederebbe giù nel mondo errante,
      Che Rifeo Troiano in questo tondo
      Fosse la quinta delle luci sante?
      Ma Virgilio glia aveva detto che Rifeo era morto per la patria, ed il paradiso si onorava di queste virtù. Il poeta, nell'inferno, è pieno d'irrefrenabile ira contro coloro, che si lasciaron vincere da passioni vigliacche, che ingannarono, mentirono, simularono una falsa pietà, e li ricaccia sdegnosamente ne' loro tormenti, quando osano avvicinarsi a lui.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Antiche leggende e tradizioni che illustrano la Divina Commedia
di Pasquale Villari
1865 pagine 287

   





Omero Platone Aristotele Traiano Circondano Rifeo Troiano Virgilio Rifeo