Il medio evo allora è chiuso per sempre, la civiltà moderna è cominciata, ed egli ha saputo porre innanzi agli occhi de' suoi connazionali quell'ideale, che fu per più di cinque secoli sospirato invano, e che essi ora finalmente possono festeggiare, festeggiando il poeta.
Pisa 1.° Maggio 1863.
P. VILLARI.
AVVERTENZA
Dobbiamo dire al lettore, in che modo furono raccolte le leggende e tradizioni, che pubblichiamo. La prima idea ci venne, trovando fra le carte da Alessandro Torri lasciate nella Scuola Normale di Pisa, varie copie della Visione di Tantolo, in diverse lingue, ed il disegno di stamparla sulle antiche e rare edizioni del Secolo xv, insieme con una versione inedita, fatta nel buon secolo, della leggenda di frate Alberico. Pensammo allora di raccogliere in un volume le principali leggende antiche, che si potevano trovare in italiano, e che avevano attinenza colla Divina Commedia. Cercammo nella Palatina e nella Magliabechiana di Firenze, e fra i MSS. dei Secoli XIV e XV, trovammo quelle di S. Patrizio, S. Paolo, S. Brandano. Ma quando eravamo per farle copiare, ci fu assicurato che il Prof. F. Selmi, ora provveditore degli studi a Torino, attendeva ad un lavoro simile al nostro, ed aveva già fatto copiare varie leggende. Sospendemmo allora ogni altra ricerca. Se non che, passando per Torino, il prof. Selmi ci disse di avere abbandonato quel lavoro, per attendere a scrivere una vita di Dante; ed ebbe la rara gentilezza, non solo di spronarci a continuare il nostro lavoro, ma di affidarci tutte le carte da lui raccolte.
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