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      Et avenga che dignamente sieno120 tolte le consolazione corporale, e diène121 de le tribulazione per la divina misericordia; sono poi renduti per la divina iustizia, quando esce del corpo: le consolazione tornano a l'anima, che non viene mai meno, come fanno li temporali. Et in questo lassasse la sua misericordia, che avanza la iustizia; però che alcuna bona operazione non se fa che da lui non venga ordinata, e non è alcuno al mondo, che sia libero de peccato, eziandio li fantolini, ch'hanno solamente uno dì, che latta del latte de la madre, porta pena del peccato originale, che non toccano l'ombre122 de la morte. Allora io presi conforto, per le parole de l'angelo; veni a lui123 e dissi: Signor mio, s'el te piace, dapoi124 che tu hai parlato de iusti; perchè sono menati a l'inferno, d'appo'125 che non hanno meritato vedere le porte de la morte? Rispose l'angelo e disse: Questo si fa, acciò che li menati a vedere li tormenti, de' quali essi sono liberati per la divina grazia, se accendevano126 più forte in le laude de Dio. El contrario dico, de l'anima de li peccatori, li quali dignamente sono iudicati a le pene eternale; e quelle son primamente menate a vedere la gloria de Dio e de li sui sancti; acciò che veduta la beatitudine, la quale spontaneamente e vilamente127 abandonano e refutano: acciò che abiano maggiore dolore avere, e acquistare per magiore acrescimento de pene; perciò che non è sì grande tormento nè maggiore; come è a vedere il partire128 per sempre mai de la gloria de' santi, e la compagnia de li angeli beati, e quella visione beata de la Divina Maiesta, ch'hanno perduto per la disobedienzia sua.


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Antiche leggende e tradizioni che illustrano la Divina Commedia
di Pasquale Villari
1865 pagine 287

   





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