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      Parlavano li fabri e dicevano: Non basta questo? E li fabri ch'erano ne l'altra casa148, rispondevano e dicevano: Buttale de qua da noi, e vederemo come hai tu fatto tanto che basti. E così le gittavano ne l'altra fabrica, e coloro le recevevano in fassi e inforcadi149, senza lassarle cadere in terra, e poi le ritornavano nel fuoco a destrugiere da capo, e poi su l'incugine li martirizavano150. E così quelle misere anime stavano in quella fabbrica, mo in quell'altra, et ardevano e destrugevansi, e tanto erano martirizade, che tornavano tutte in faville de fuoco et in fiamma: e per tutto questo non potevano morire.
      Poi ch'io fui più volte tormentato, me apparve el mio advocato, come era usato, e trasseme de mezzo de l'anime e de le faville, e disseme: Come ti pare stare? Pareti così dolce le delizie de li diletti e consolazione del mondo, che tu per quelle voli portare tanti tormenti? Et io niente poteva rispondere, per li tormenti ch'io aveva portato, ch'era venuta meno. Allora l'angelo m'avea grande compassione, e me parlò dolcemente, e confortomi e disseme: Sta forte per quelle ch'hai portate infino a qui; ancora sono maggiore quelle che sequitano, da le quale serai liberato, se 'l piacerà a l'onnipotente Dio, che non vole la morte del peccatore; anzi vole che tu te penti e converti e torni a lui, e che tu vivi. Poi disse: Questi tormenti, che tu hai veduti infino a qui con quelle anime, aspettano lo iudicio de Dio; ma quelle che sono più de sotto, non sono iudicate, et ancora non sono state a l'inferno de sotto.


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Antiche leggende e tradizioni che illustrano la Divina Commedia
di Pasquale Villari
1865 pagine 287

   





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