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      Redutti a memoria le cose che hai vedute, e sappile redire a utilità della gente. E vedendo, ch'io convenia andare, e tornare al corpo mio, con grande tristezza dissi: Signore mio, feci io tanto male ch'io debbio lassare tanta gloria? Rispose l'angelo: In questa gloria non intra, se non vergini, li quali vetano gli corpi loro da ogni immundizia di carne; però tu non po' stare quì; torna, adunque, al tuo corpo, donde uscisti, et vedi via di mutar vita. Lo nostro adiutorio, il nostro consiglio non ti verrà meno, io serò sempre con teco. E ditto questo, io mi rivolsi, e sentimi aggravata del peso de la carne, in uno solo movimento. Ragionando con l'angelo, mi senti' rivestita del corpo.
      Allora, essendo debile, aperse205 li occhi miei del corpo, e suspirando, non dissi niente; ma guardando gli chierici ch'erano venuti per sepelirmi, dissi: Ah! Idio pietoso, maggiore è la tua misericordia, che la mia iniquità. Dapoi, io dimandai penitenzia, e fecemi dare el corpo de Cristo. Quando li chierici videno ch'io levai il capo, loro e tutta la gente fugirono fuora de' la chiesia, et io rimasi solo. E chiamando, loro pur s'assecurorno, e tolsi el sacramento ditto di sopra, e dissermi: Questo non è lo spirito, che va via e che non torna. Adunque, come è tornato costui? Si maravigliava la gente. E stando così, tutti poi me accompagnaro a casa; et stando così, molto era abandonato da le gente, e stando così, me obedivano tutti, e molti scriveano quello ch'io li dicea; avenga che 'l quarto io non potea scrivere206, perchè tante furono le pene e diverse, che non potea nè sapea dirle, et simile de quella gloria.


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Antiche leggende e tradizioni che illustrano la Divina Commedia
di Pasquale Villari
1865 pagine 287

   





Cristo