Ora finiti e compiuti que' canti nobilissimi, e dilettevoli melodie, e isparita e scompagniata quella venerabile precissione, due di loro, che parevano arcivescovi, menarono co' loro da parte, da l'uno lato, il cavaliere i' loro compagnia320; quasi come persone che gli dovessono mostrare quella gloriosissima patria, colle sue grandissime delizie e infiniti diletti. I quali arcivescovi incominciando a favellare co' lui, imprima dissono cosė: Benedetto sia Iddio, il quale ha fatto forte e costante l'animo tuo tanti tormenti, quant'hai veduti e sostenuti, e qua t'ha condotto. E poi lo cominciarono a menare per quella beatissima patria, ora in questa parte, ora in quest'altra. Ma quelle cose dilettevoli e nobilissime e piene d'ogni bellezze321 e gioconditade, che quivi vide, furono tante e sė fatte, che egli nč niun'altro uomo di questo mondo, le potrebbe dire co' lingua, nč dichiarare per iscrittura perfettamente, per lo modo che sono in quello santo luogo. Ma nondimeno, alquante piccole cose qui ne scriveremo, secondo che a questo cavaliere fu possibile di raccontare.
Era quella beata patria piena di sė grande chiaritade e sprendore, che come il lume della lucierna č acciecato dal lume del sole, cosė quel lume rilucentissimo che quivi č, acciecherebbe e farebbe parere una scuritade, ogni grande chiaritae, che qui si vede nel mezzo del dė, quando lo sole pių rilucie. La fine di questa patria, per niuno modo vedere non si poteva, tant'era la sua grandezza e sė ismisurata, se no' solamente quella parte, della quale egli era entrato dalla detta porta322. E tutta questa patria era piena di prati bellissimi ed erbe odorifere e dilettevoli, tutti verzicanti, addornati di diversi fiori e frutti soavissimi, che pendevano da quegli dilettevoli albori; delle quali tutte cose usciva sė mirabile odore che, secondo che disse, egli se ne sarebbe sempre vivuto sanza prendere altro cibo, se gli fosse stato lecito di quivi stare.
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Benedetto Iddio
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