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      E dopo questo dissono: Or ecco, fratello, molte cose mirabile hai vedute qui e udite, e però è degnia cosa e giusta, che non ti sia cielata un'altra grandissima consolazione, che Iddio fa a tutti coloro che abitano in questa beata patria; cioè che Cristo benedetto ci pascie, ogni dì una volta, continovamente del suo cibo cielestiale dolcissimo; ma questo beato cibo quanto e' sia dilettevole e pieno d'ogni soavitade, Iddio onnipotente sì lo ti farà gustare e assaggiare insieme con esso noi.
      E appena che avessono compiute di dire queste parole, ecco subitamente disciese di Cielo una cosa risplendente che pareva quasi una fiamma di fuoco, la quale coperse tutta quella patria, spargendo e dividendo i raggi suoi in sul capo di ciascuno, e alla perfine entrò e ricoverò tutta i' loro349. Della qual cosa il cavaliere sentì sì grande dolciezza e soavitade nel cuore e nel corpo suo in quello punto, che al tutto gli pareva quasi essere fuori di sè; sicchè non sapeva se fosse morto o vivo. Ma questa tanta soavità e dolciezza tosto trapassò via; imperochè pochissimo tempo fu questo, nel quale e' sentì questa così dolcissima e dilettevole consolazione. Ed essendo poi il cavaliere al tutto ritornato in sè, dissono que' groliosi arcivescovi: Ora sappi che questo è quello cibo cielestiale, del quale noi ragioniamo350, del quale noi siamo pasciuti da Dio onnipotente ogni dì una volta, come t'abbiamo detto. Ma coloro che sono menati di questo luogo alla grolia di vita eterna, sono pasciuti di questo beato cibo, non solamente una volta il dì; ma tante volte l'hanno ogni dì, quanto l'animo loro disidera.


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Antiche leggende e tradizioni che illustrano la Divina Commedia
di Pasquale Villari
1865 pagine 287

   





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